L’ANGOLO DEI CORSISTI – Il contributo di Ilaria Iotti
Il Counselling, per me, riveste un ruolo molto importante nella prevenzione di disturbi più seri che potrebbero, in un secondo momento, essere trattati con gli strumenti propri della psicoterapia.
Credo sia una formazione utile soprattutto per se stessi, per entrare in contatto coi nostri desideri e bisogni: dovrebbe essere prevista per alcune figure professionali che lavorano nell’ambito della relazione, come insegnanti, assistenti sociali, personale ospedaliero, genitori (!).
Sono un insegnante e, ogni giorno, devo affrontare tante situazioni, in cui avere una preparazione di comunicazione, di relazione d’aiuto e qualche nozione di psicologia sta diventando sempre più importante. Qualche settimana fa, nella classe dove sono insegnate di sostegno, una ragazzina mi ha confidato di vedere delle figure, di giorno e di notte, di sentirle parlare e di avere paura di loro. E’ emerso che questa situazione dura da tanto tempo e che ha molta vergogna di parlarne con gli altri. Ad un certo punto, senza collegamento logico, ha iniziato a raccontarmi che in classe si sentiva isolata e che le altre ragazze parlavano male di lei alle sue spalle. Mi sono subito resa conto che le problematiche riferite andavano ben al di là di ciò che io potessi fare ascoltandola e cercando di comprenderla. Ma l’ho ascoltata comunque. ho cercato di farle capire che ero lì con lei, ho provato a tranquillizzarla. Ne ho poi parlato col mio Dirigente, abbiamo deciso di convocare la famiglia e l’alunna ha iniziato un percorso presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile.
La stessa ragazzina, però, è tornata da me in lacrime qualche settimana dopo perché aveva preso 4- in geometria. L’ho ascoltata, le ho fatto esprimere cosa provava davanti alla verifica di geometria e davanti al 4-. Pian piano è emerso che il voto non lo viveva come un riscontro alla sua prestazione sul teorema di Pitagora ma come un giudizio svalutante su di sé: “Non valgo niente, non sono capace di far niente”. Piano piano il focus si è spostato e il 4 in geometria è stato accantonato. In seguito abbiamo continuato a riflettere sugli ambiti in cui F. pensava di poter valere qualcosa. Sicuramente avrò fatto errori ma l’alunna è uscita dalla stanza senza lacrime e mi ha ringraziata più volte.
Ho citato questa esperienza per raccontare che anche nelle situazioni di aiuto a persone che presentano tratti di disturbi di cui il counselling non si può e non si deve occupare, emergono problematiche contingenti e malesseri passeggeri legati alla quotidianità, su cui non solo il counsellor, ma anche l’insegnante, può e deve fare qualcosa. La formazione e la predisposizione personale fanno la differenza sul come.
*Ilaria Iotti, corsista al I anno della Scuola di Counselling G.Ri.Fo.