L’ANGOLO DEI CORSISTI – Il contributo di Giulia Mazza
*Contributo estratto dalla tesi biennale della nostra corsista.
Ho svolto il mio tirocinio, da cui ho tratto la tesi, in una Residenza per anziani. L’obiettivo era quello di avvicinare, con le modalità del counselling, persone anziane che vivono la parte finale della loro vita in una situazione di solitudine e disagio. La scelta di una casa di riposo è legata ad una esperienza personale: un mio parente vi ha passato i suoi ultimi anni con grande sofferenza. Per diverse volte (quattro o cinque incontri), ho incontrato alcune ospiti della Residenza e ho cercato di stimolare il racconto delle loro vite, attraverso un ascolto empatico e compassionevole.
L’empatia è la capacità di sentire quello che provano gli altri, la compassione è uno stato superiore che consiste nel possedere gli elementi ideali per alleviare la sofferenza. Solo ponendosi in modo autentico e con compassione si può dare aiuto. I risultati sono stati incoraggianti, attraverso i ricordi emersi, la loro mente si è attivata, portandoli a raccontarmi episodi della loro infanzia, adolescenza, giovinezza.
L’ascolto ha permesso a queste persone di percepirsi come individui a cui viene riconosciuto il valore delle loro esperienze di vita, e non più solo come pazienti da accudire. In questo modo, a volte con meraviglia, tutte mi hanno trasmesso un senso di positività ed ho notato un superamento, almeno temporaneo, del disagio e della sofferenza. Essere ascoltate in modo autentico ed essere riconosciute come persone con una storia interessante, faceva provare loro sorpresa e gioia, cosa che hanno più volte manifestato.
STORIA DI L.
L. ha 99 anni, una mente ancora lucida, il corpo provato dagli anni, gli occhi azzurri ancora bellissimi che si animano quando racconta. La sua famiglia era povera e numerosa, il papà faceva il carbonaio, la mamma morì giovane quando lei aveva quattro anni. Dice che la sua vita di bambina è stata molto triste.
Al terzo incontro mi mostra le fotografie che ha preparato, era una ragazza bellissima. Mi racconta del suo matrimonio con Amleto, lei aveva diciannove anni lui tredici di più. Lui aveva una fidanzata che ha lasciato per sposare lei, l’altra non ha preso la cosa molto bene e si è anche presentata alla cerimonia. “È successo un quarantotto… ma è la vita” mi dice un po’ divertita. Mi racconta che il periodo più bello del suo matrimonio fu durante la guerra, perché lei e il marito, soli, (in città vivevano con la madre di lui e il fratello) andarono sfollati a Ozzano, in campagna. Di quel periodo, nonostante la guerra, ha i ricordi più belli. Racconta con la gioia negli occhi di tanti episodi, di giochi fra ragazzi e di spensieratezza.
Continuano le visite, ogni volta episodi nuovi le tornano alla mente e vedo la sua meraviglia, mi dice che ricordare le cose della gioventù è come quando si scartano i regali, ci si meraviglia della bellezza, sono come “novità”.
STORIA DI T.
T. si trova in una stanza al terzo piano, dove sono gli/ le ospiti più gravi. Mi dice che la sua mente non funziona bene, va un po’ in qua e in là. Mi dice che lei nella vita ha sempre dato grande importanza alle relazioni, poi mi guarda e mi dice: “Lei è qui per questo vero?”.
Con T. è difficile fare un racconto, si può cercare di seguire i suoi pensieri che hanno una grande profondità. A questo proposito mi dice: “Quelle tortuose strade che percorro sono carine sai, ci si può divertire, non è tempo perso”. Mi dice che ha avuto un’infanzia molto felice e armonica, che ha studiato tanto per restituire ai suoi genitori la sua carriera in forma di dono. “Sono diventata professore universitario e aiuto-primario. Ho fatto nascere tanti bambini prematuri. Era tanto grande il mio accanimento nel farli vivere, avevo bisogno di non perdere la loro vita”.
Durante un’altra visita mi racconta che da ragazza aveva un filarino che si chiamava Temporaneo Giuseppe. Io le dico: “Allora aveva già deciso che durava poco”. Ride moltissimo e dice: “Sì sì, hai proprio capito, che bello! Ci stiamo divertendo un sacco! Ma chi sei anima buona? Ci si può divertire anche con niente, non è tempo perso. Ma da dove vieni tu, da che sogno vieni? È tutto così inaspettato…”.
Ogni tanto si distrae, aspetto che ritorni presente e mi dice: “Sono tutte ombre fugaci che appaiono nella memoria e non te le aspetteresti, questo fa impressione, non te le aspetti! Molte cose sono rimaste dentro all’essere umano per dargli la misura di quello che ha perduto”.
STORIA DI L.
L. è una splendida signora di ottantanove anni. Passa alcuni periodi dell’anno alla Residenza, poi se ne torna a casa, dove vive sola dopo la morte del marito. Quando le espongo il mio progetto è molto contenta, dice che ha tante cose da raccontare, che ha vissuto la gioventù nel periodo della guerra e ha avuto una vita “avventurosa”.
È nata a Budrio, si è trasferita a Bologna quando il padre, antifascista perde il lavoro e la sua impresa perché rifiuta la tessera del fascio. Va a scuola dalle suore Dorotee fini al 1944, quando la scuola viene distrutta da un bombardamento. Mi racconta di episodi cruenti che le è toccato vedere e di tanti altri di cui ha sentito parlare. Aveva quattordici anni quando in via Rizzoli vide degli uomini impiccati. E poi: “Villa Torri, che adesso è una clinica privata, allora era abitata da una famiglia ebrea, c’era una signora anziana tanto dolce che suonava il piano e il figlio, anche lui pianista. Li portarono via e non se ne seppe più nulla”. Mi dice che sono stati anni difficili, ma quando si è giovani si guarda sempre avanti, e le torna il sorriso.
Racconta di quando conobbe Luigi, lui andava all’università, hanno cominciato a vedersi e si sono innamorati. Poi Luigi fu catturato dai tedeschi che lo portarono a Padova, in un campo di smistamento per essere poi trasferito in Germania. Per fortuna il campo di smistamento era un convento dove c’erano ancora i frati. Uno di loro la notte dell’8 settembre, aiutò Gianluigi e altri a scappare con la corda del campanile.
Ritrovare il suo Gianluigi fu la gioia più grande della sua vita. Mi dice: “È tutta una storia bella”. Si sposarono nel settembre del 1945. Col suo bel viso mi dice che la sua è stata una “vita fiorita”. La positività di L. è tutta in questa parola.